18.9.07

Piedi piantati per terra

Non sono ancora arrivato a capire inconfutabilmente se Dio esista o no.

Ho creduto per lungo tempo alle fate, a babbo natale e ai gatti neri che portano iella, però solo quando ti attraversano la strada, alla Bibbia ma non all'esistenza di Adamo ed Eva ed all'Arca di Noè.

Quell'epoca è passata per sempre. Ed ora a quarantatrè anni con serenità aspetto delle risposte.

Nel frattempo i miei piedi restano piantati per terra e le mie ansie si spostano verso domande credo più importanti: che futuro stiamo consegnando ai nostri figli?

George Carlin dixit

La religione ha messo i testa alla gente che un uomo invisibile vive in cielo e guarda tutto quello che facciamo minuto per minuto. L'uomo invisibile ha un elenco speciale di dieci cose proibite. Se facciamo una qualsiasi di queste dieci cose, ha un posto speciale tutto fuoco, fiamme, fumo, torture e dolore dove ci manda a vivere, soffrire , bruciare, soffocare urlare e piangere nei secoli dei secoli... Ma lui ci ama!

7.9.07

Se Dio è un'illusione

Intervista di Piergiorgio Odifreddi al biologo Richard Dawkins
da la Repubblica del 6/9/2007

Richard Dawkins è uno dei più noti divulgatori scientifici del mondo, soprattutto grazie a fortunate opere quali Il gene egoista (1976) o L´orologiaio cieco (1986). Nella prima egli difende l´idea, proposta nel 1872 dal vescovo Simon Butler, che i geni sono il mezzo di riproduzione degli organismi, e non viceversa. Nella seconda egli attacca invece l´idea, proposta nel 1802 dal vescovo William Paley, che se uno trova su una spiaggia un orologio biologico, deve per forza dedurre che è stato costruito da un orologiaio.
Come si può intuire fin dal titolo, un corollario di questa seconda opera è che la teoria dell´evoluzione fornisce una spiegazione sufficiente della nascita della vita, e rende superflua la fede: cosa su cui concordano anche i fedeli, che infatti attaccano questa teoria fin dal 1859. Non stupisce dunque che Dawkins sia un ateo professante, né che abbia scritto il potente manifesto ateo L´illusione di Dio, in uscita in questi giorni da Mondadori (pagg.408, euro 19) a proposito del quale l´abbiamo intervistato.

Lei usa la parola «religione» come sinonimo di «teismo». Non crede che dovremmo almeno distinguere le religioni teiste da quelle atee, ad esempio il Cristianesimo dal Buddhismo?
«Se definiamo una religione come un insieme codificato di valori o di regole di vita, allora lei ha certamente ragione: in questo senso, il Buddhismo è una religione che non crede in Dio. Ma io mi concentro su quelle che ci credono.
Forse perché le trova irrazionali? Eppure gli Stoici credevano, pur rimanendo perfettamente razionali.
«Lo loro era una fede di tipo naturalistico, e la stessa cosa si potrebbe dire dei Quaccheri o degli Unitari moderni. Ma, di nuovo, io concentro il mio attacco sulle religioni che hanno credenze soprannaturali».
Perché non si limita a decostruire la nozione di Dio, e vuole addirittura dimostrarne la non esistenza?
«Perché credo che l´ipotesi di un essere soprannaturale che ha creato l´universo, si possa formulare come una proposizione scientifica: in quanto tale, diventa allora passibile non soltanto di verifica, ma anche di refutazione. E la mia tesi è che, parlando da un punto di vista scientifico, questa ipotesi appare molto improbabile».
Non impossibile?
«No. Ma non lo sono nemmeno le fate, o il Mostro di Spaghetti Volante che è recentemente diventato popolare in Internet come parodia di Dio».
Lei usa l´evoluzionismo come arma antireligiosa, ma non crede che esso sia compatibile con la credenza in un Creatore che si limita a intervenire nel primo istante della creazione?
«Certo, ma sarebbe un Creatore ben diverso da quello della Bibbia o del Corano. Nel suo libro La creazione (Zanichelli, 1985), Peter Atkins discute cosa dovrebbe fare un Dio che volesse organizzare le cose in modo che la Natura potesse badare a se stessa e generare autonomamente la vita, e la sua conclusione è che non dovrebbe fare assolutamente nulla!».
Nemmeno «in principio»?
«Il «principio» è appunto il momento a cui Atkins arriva alla fine, dopo aver eliminato tutto il resto. Ma anch´io, come biologo, le posso dire che l´evoluzione per selezione naturale è un modo parsimonioso ed economico di generare la vita, che non necessita di alcun intervento divino».
Rimane ancora la possibilità di pensare a Dio come giustificazione del perché ci sono leggi della natura, e del perché sono quelle che sono.
«Questo lo trovo molto poco soddisfacente, in quanto lascia aperto l´analogo problema di giustificare allora perché c´è Dio, e perché è quello che è».
Lei usa l´evoluzionismo anche per spiegare l´esistenza delle religioni: non crede che la loro emergenza sia troppo recente, rispetto ai tempi lunghi necessari all´evoluzione?
«Questo è vero se parliamo di evoluzione biologica, e del tempo necessario a produrre un cervello che mostri una propensione per le religioni. Ma l´evoluzione culturale avviene molto più rapidamente, come mostra ad esempio il cambiamento delle lingue, o lo sviluppo della tecnologia: queste cose hanno una scala temporale di qualche secolo, ben compatibile con la millenaria storia delle civiltà che hanno sviluppato religioni».
A proposito di evoluzione culturale, molta gente ritiene che la scienza stessa sia un prodotto del pensiero cristiano.
«La scienza occidentale è sicuramente nata nel Rinascimento cristiano, ma questo non significa che debba qualcosa al Cristianesimo: anzi, si potrebbe argomentare che si sia sviluppata non grazie a, ma nonostante il Cristianesimo. E, comunque, non dobbiamo dimenticare le origini greche del pensiero scientifico. E nemmeno gli sviluppi in paesi non europei, soprattutto la Cina».
Visto che abbiamo cominciato a parlare del Cristianesimo, lei crede alla storicità di Gesù?
«La maggior parte degli storici ritiene che sia esistito, e io mi adeguo. Ma credo che Gesù sia stato soltanto una delle molte figure profetiche del suo tempo, tutte più o meno simili fra loro, e che la sopravvivenza del suo culto sia solo un accidente storico».
Cosa pensa del fatto che, tra gli sparuti scienziati cristiani, ci siano comunque premi Nobel come Werner Arber e Charles Townes, o medaglie Fields come Enrico Bombieri e Laurent Lafforgue?
«In genere gli scienziati «credenti» sono religiosi soltanto nel senso astratto di Einstein, ma qualche eccezione che crede letteralmente a cose come la verginità della Madonna effettivamente c´è. Io lo trovo molto difficile da capire, e immagino che ci riescano solo attraverso una compartimentalizzazione della mente: hanno il cervello diviso, e non permettono a una metà di interferire con l´altra».
Cioè, sono scienziati durante la settimana e credenti la domenica?
«Sì, e comunque sono molto pochi: nel libro cito, ad esempio, un sondaggio effettuato all´Accademia Nazionale delle Scienze statunitense, dal quale risulta che il 93 per cento dei membri sono atei o agnostici. Ci sono dati simili per la Royal Society inglese, e sarei molto curioso di sapere se la stessa cosa è vera anche per altre Accademie delle Scienze: ad esempio, per i vostri Lincei».
Townes, che ho citato prima, ha vinto il premio Templeton per la scienza e la religione. Da come ne parla nel suo libro, si direbbe che lei proprio non sopporti la Fondazione Templeton, vero?
« Non mi piacciono i suoi metodi. A volte trovano gente veramente religiosa da premiare, come Townes appunto. Ma spesso si limitano a scovare grandi scienziati che abbiano scritto qualcosa che suoni vagamente simpatetico verso la religione, come Freeman Dyson, e lo premiano. E´ una specie di corruzione finanziaria, e bisogna essere fatti tutti d´un pezzo per rifiutare un premio di più di un milione di dollari. Io, però, non prenderei troppo seriamente queste cose: quando si viene corrotti con somme cosí elevate, si agisce sotto costrizione».
Un altro vincitore è John Barrow, che ha legato il suo nome al Principio Antropico: un argomento che, stranamente, nel suo libro lei apprezza.
«Il fatto è che l´evoluzione spiega perfettamente lo sviluppo della vita sulla Terra, ma ha problemi con le sue origini: si tratta infatti di un evento molto raro, con una probabilità assolutamente minimale, dell´ordine di uno su qualche miliardo. Ma poiché ci sono così tanti pianeti nell´universo, essendoci un centinaio di miliardi di galassie, ciascuna con un centinaio di miliardi di stelle, allora ci si può attendere che ci siano miliardi di pianeti con la vita. E il Principio Antropico descrive quali condizioni questi pianeti debbano avere, per poter sviluppare una vita come la nostra: a me questa sembra una spiegazione scientifica, e per nulla teista».
Il fatto è che il Principio Antropico viene spesso applicato all´intero universo.
«E´ la stessa cosa. La probabilità che le costanti fondamentali della fisica siano finemente calibrate, in modo da permettere all´universo di essere come lo conosciamo, è assolutamente minimale. Ma si può pensare di vivere in un multiverso con tanti universi, ciascuno con i suoi valori delle costanti fondamentali, e allora ci si può attendere che ci siano universi con questi valori calibrati in maniera tale da produrre creature come noi. E il Principio Antropico spiega di nuovo soltanto quali condizioni questi universi minoritari debbano avere, per poter sviluppare una vita come la nostra».
A me non sembra affatto la stessa cosa: un conto è parlare di un gran numero di pianeti, e un altro di un gran numero di universi!
«Sono assolutamente d´accordo con lei: è più plausibile fare questi ragionamenti coi pianeti, che con gli universi. Forse dovremmo chiedere ai fisici se ci sono altre ragioni per credere in un multiverso, invece che in un universo: da quanto ne so, ci sono, ma non so quali siano».
Come risponderebbe a un´obiezione alla Berkeley, del tipo: la scienza fa la schizzinosa con Dio, ma poi crede in cose altrettanto metafisiche o implausibili, dalle stringhe ai multiversi?
«Che c´è una differenza. Un Dio in grado di calibrare le costanti fondamentali di un universo o creare le condizioni per la vita su un pianeta, per non parlare di un Dio in grado di ascoltare e soddisfare le preghiere dei fedeli, dev´essere un´entità molto complicata e complessa. Il multiverso, invece, non è più complicato o complesso di un singolo universo: solo più prolifico e ridondante»

Albert Einstein dixit

La religiosità è sentire che oltre ciò che possiamo sperimentare c'è qualcosa che la nostra mente non può afferrare, la cui bellezza ci appare solo indirettamente e come un debole riflesso. In questo senso, io sono religioso.

5.9.07

Le mie domande

(Ultima modifica: 7/3/2008)


Da qualche tempo mi vado ponendo delle domande a cui sono convinto non troverò mai delle risposte definitive. Queste domande cercano di sondare i perché della vita, della morte e del dolore sulla necessità della religione e delle verità rivelate.

I quesiti sono tanti e forse si possono condensare nell'unica domanda: l'esistenza di Dio è assolutamente necessaria per spiegare la vita, la morte e la sofferenza?

Capisco che questo è un tema che può non interessare tutti. Anzi che molti non vogliono proprio porsi queste domande cullandosi nelle certezze posticcie frutto di un'educazione frettolosa e superficiale. O magari non porsi per niente il problema pensando che alla fin fine ci sono cose più importanti di cui occuparsi a questo mondo.

Io invece, in questa fase della mia vita, mi pongo tanti interrogativi e pian piano cerco (o dispero) di trovare delle risposte.

In Italia molti si dicono cattolici perché la loro vita si è svolta dentro la sfera di influenza della Chiesa Cattolica, me incluso. Poi nei fatti, nelle idee, nelle azioni quotidiane siamo ben lontani da una coerenza anche parziale. Lo stesso penso possa dirsi di chi nasce in un paese islamico qualsiasi o ebreo o confuciano o vattelapesca...

Qui mi occuperò più che altro di Santa Romana Cattolica e Apostolica Chiesa Romana perché tale nacqui (o mi fecero nascere).

Perché il cattolicesimo è diventata sui grandi numeri una fede così ipocrita?

Questa è una domanda interessante, ma per il momento meno importante ed urgente di altre.


Ha un senso credere oggi in Dio?

Tutti temiamo la morte e la sofferenza e sono due cose strettamente connesse all'esistenza, imprenscindibili. Una vita senza sofferenza è talmente difficile da immaginare che mi pare ovvio dire impossibile! Il dolore ha poi tutta una gradazione ed una estrema variabilità ed una soggettiva soglia di sopportazione. Ma dentro questi paletti si svolge la vita che ha come ulteriore paletto la morte. Ad una tale evidenza ci ribelliamo vogliamo dare un senso alle cose ed un perché ad ogni avvenimento della nostra vita, ad ogni dolore, ecco Dio il grande Consolatore, colui che ci fustiga con la dannazione eterna e che ci premia con il paradiso. Inoltre la religiosità intesa come la tendenza verso qualcosa che è più grande di noi è stata da sempre parte della diversità dell'uomo rispetto agli altri animali.
Nel corso della storia dell'umanità sono esistiti innumerevoli dei ed i loro profeti, e gli appartenenti alla casta dei mediatori, il clero e gli illuminati, i santi. E visto che ogni religione contraddice le altre c'è una chiara evidenza che sono tutte nel falso perché l'alternativa sarebbe che fossero tutte nel vero cosa che è per logica assurda. E' stato l'uomo che ha creato Dio perché necessario, perché a qualsiasi costruzione logica occorre un postulato e Dio è il postulato della religione, perciò non dimostrabile. Ma se in geometria postuliamo il punto come quell'entità geometrica priva della dimensione lineare e di ogni altra dimensione l'umanità ha postulato Dio (nelle sue varianti geografico-culturali) come il Tutto, il Creatore, l'Onnisciente e l'Onnipotente. In tal modo impedendo ogni ragionamento logico su di esso perché solo per fede si può credere a qualcosa che essendo il tutto rappresenterebbe il nulla. Il rito e le preghiere sono il tramite con il quale ci mettiamo a contatto con l'essere supremo. E più le preghiere sono ripetitive più ci sembrano efficaci. E più persone pregano per una causa più probabilità ci sono che l'Onnipotente le ascolti ed intervenga. Cosicché un poveraccio che magari ha una fede sincera ma pochi amici ha poche probalità di essere ascoltato... I riti, i culti le messe, le processioni, le ostensioni sono tutte manifestazioni superstiziose di quello che chiamiamo fede in Dio, bisogno del trascendente, paura della morte e del dolore. Qualcosa che ci fa guadagnare punti per la vita eterna. Guardando ai fatti dell'uomo ed alla preghiere espresse incessantemente non si può negare che Dio è distratto o quanto meno burlone o le due cose insieme.

Ma se Dio non esiste che speranza abbiamo?

Qui si deve ritornar alla domanda iniziale: Dio è necessario? A questo quesito viene risposto di solito che si è necessario perché l'uomo senza Dio è un uomo in cui gli istinti primordiali prendono il sopravvento e in cui l'etica non ha nessun valore perché non soggetta a sanzioni post-mortem comminate da un giudice supremo.

Un uomo senza Dio è un uomo senza morale?

La risposta migliore è ricordare che in nome della fede si è potuta ammettere qualsiasi nefandezza purché giustificata dalla “parola di Dio”, termine nel quale rientrano non tanto e non solo le Sacre Scritture quanto la loro interpretazione.


Può esistere una morale laica?

La storia dimostra che può esistere e per dirla con Richard Dawkins ci sono buone probabilità che un uomo buono non è più buono solo perché religioso. La morale laica non fa risalire l'origine dell'etica a un essere supremo la riporta a ciò che può essere un bene condiviso da tutti e la materializza nelle leggi umane che regolamentano il vivere civile. E a mio parere è l'unico tipo di morale valida soggetta alle leggi dell'uomo e non di un essere supremo di cui ognuno può asserire di esserne il demiurgo o il profeta. L'aria è necessaria come l'acqua ed il cibo, non Dio. Dio è una necessità che deriva dalla paura della morte e della sofferenza. Senza Dio si può vivere, senza l'acqua no. Negare Dio per un cattolico non vuol dire negare la possibilità di un'etica condivisa. Affrontare le paure che portano alle credenze superstiziose serve a liberarsi dalla schiavitù di una fede (qualsiasi essa sia) destinata prima poi ad essere soppiantata o plasmata da nuovi profeti e da nuove interpretazioni e per le principali religioni monoteiste basate su di un libro privo di basi storiche, del tutto improbabile e livello scientifico e scritto (tramandati oralmente fino ad un certo punto poi copiati e riscritti successivemente) da uomini come noi ispirati da altri uomini come noi. Questa è stata la storia di tutte le religioni umane: una galleria ininterrotta di figure mitologiche e di credenze in gran parte superstiziose volte a dare un senso alle cose riguardanti la vita e la morte.

E' possibile liberarsi delle superstizioni?

Definiamo la superstizione :

“Credenza irrazionale, spesso dettata da ignoranza o da paura, in forze occulte ritenute portatrici di influenze perlopiù negative; ogni pratica o rituale dettati da tale credenza” (da il Sabatini-Colletti).
Non credo sia una forzatura, alla luce della ragione, dire che le religioni costituiscono la forma di superstizione più radicata nella civiltà umana, perché ha le sue radici nella paura della morte e della sofferenza, anche se non l'unica e quella che ha avuto più implicazioni e più influenza nella sua millenaria storia (vedasi questo interessante post sull'argomento di Maurizio Colucci). La mia critica alle religioni è sostanzialmente una critica agli uomini di religione, al clero che ha trasformato un'esigenza umana in istituzioni di potere molto terreno, non è e non vuole essere invece una critica alla religiosità insita nell'animo umano. Di fronte ad uno spettacolo della natura bello o terribile che sia tutti ci sentiamo piccoli ed infinitesimali e pensiamo che c'è qualcosa più grande e più forte di noi e quel qualcosa lo denominiamo Dio. Di fronte ad un giusto che segue la Bibbia, il Corano o un qualsiasi testo sacro pensiamo che sia stata la fede a cambiarlo a farlo diventare un punto di riferimento per gli altri. In realtà è stato lui che ha cambiato se stesso usando la fede come catalizzatore. Di fronte ad una ingiustizia ci rifacciamo alla giustizia suprema infallibile come nostra ultima chance. L'uomo deve cercare di emanciparsi dal propri dei perché solo in questo modo può entrare in una età adulta in cui i valori non hanno bisogno di essere puntellati e la spiritualità prescindere dal trascendente.


Può esistere una spiritualità senza religione?

Nell'uomo, ma anche in parte negli animali la materia ha raggiunto lo stadio più alto della sua evoluzione. E' diventata cosciente di se stessa e capace di manipolare altra materia di costruire e soprattutto di riflettere su stessa. E il “miracolo” della vita probabilmente saremo in grado di svelarlo un giorno o probabilmente no in ogni caso non è il frutto di una “volontà” precisa indirizzata e rivelata. Non ci sono evidenze che sia così, lo si può credere solo per fede e credere per fede significa bendarsi e farsi descrivere il mondo da un altro. Per quanto preciso possa essere questo altro la descrizione che ti farà sarà sempre un suo punto di vista. La fede ci libera dalla schiavitù del peccato ed è un dono, si dice. Ed è un dono velenoso se ci rende ciechi e sordi. Uno spirito cosciente della propria finitezza e limitatezza è uno spirito lui sì libero dal peccato di ogni menzogna. Una spiritualità libera dai lacci delle religioni è una spiritualità pura, genuina che permette di entrare in comunicazione con tutti gli altri esseri viventi, con la terra e l'universo intero. Bisogna diffidare sempre da chi si erge a possessore della verità. La verità non è mai posseduta perché l'uomo con la propria limitatezza non può possederla può solo provare ad approssimarvisi ma è un processo lungo e faticoso e costellato da falsità e manipolazioni di non facile discernimento. E se qualcuno pensa che io scrivendo quello che scrivo voglia diventare il paladino di alcunché di costituito e/o di riconosciuto allora diffidate anche di me che non sbagliate. Il potere religioso costituito teme chi si fa troppe domande perché riflettere sulla propria fede indotta dall'educazione e dalla tradizione mette a repentaglio gli esili fili su cui la fede stessa è basata. Una fede inculcata è una fede senza fondamenta, una fede profonda e ragionata è come chi diventa ricco improvvisamente rischia seriamente la pazzia e la cecità morale.

La fede è un dono?

Direi, se lo fosse, un dono avvelenato. Una “fede” religiosa è, vista dal punto di vista della ricerca attiva della verità, una maledizione e lo sarebbe per assurdo ancor di più se fosse provata scientificamente l'esistenza di Dio. Questo perché frapporre fra la conoscenza e il trascendente la fede significa congelare ogni possibilità di crescita interiore. La tua fede ti impone di credere non di avere delle prove a sostegno della tua fede.


Ma dopo la morte cose c'è? Le religioni danno una speranza di una vita ultraterrena. Esiste l'anima immortale?

La materia di cui sono composti i nostri corpi è frutto di stelle che sono esistite in un lontano passato e che hanno dato luogo agli elementi fondamentali per la vita. E stiamo parlando di miliardi di anni. La nostra esistenza è una scheggia nella vita dell'universo. Ma è l'attimo in cui la materia è capace di pensare su se stessa e di porsi delle domande. Io non so se esiste l'anima immortale ed ogni teoria in merito si ferma nelle ipotesi, solo per "fede" si hanno delle certezze. Tuttavia tra tutte le varie ipotesi mi attrae in questo momento quella della reincarnazione perché mi pare la meno assurda rispetto alle altre e non perché penso ci siano prove in suo favore anche se non dubito che qualcuno potrebbe convincervi del contrario. Io penso che se noi siamo materia pensante non possiamo non essere immortali anche se non saremo mai più l'Io che siamo in questo istante. Ci evolviamo come spirito come si è evoluta la materia che dalla fucina delle stelle ha dato luogo per aggregazione successiva ai nostri corpi. Con la morte la materia di cui siamo fatti si disgrega per ricomporsi da qualche altra parte con un diverso Io. Ed è un processo che sembrerebbe essere in evoluzione costante. L'Io successivo non ha memoria del precedente ma si pone ad un livello superiore di autocoscienza e di pensiero di generazione in generazione. Ma qui si ferma la mia immaginazione. Chi nasce non ha ricordi di precedenti vite e i tentativi ad esempio tramite l'ipnosi di regressione sono scientificamente non affidabili. Quindi chi muore non rivivrà più come l'Io attuale avrà però coscienza di se come altro. Perché la materia ha bisogno di pensarsi. Queste, ribadisco, non sono certezze solo mere ipotesi o ancor meno speranze. L'evidenza che abbiamo inoppugnabile è che con la morte tutto finisce l resto solo solo congetture e teorie senza basi scientifiche. Ma in quel tutto ci possono essere tante cose che fanno la differenza tra una vita vissuta male ed una vissuta in consapevolezza.

4.9.07

Collegamenti e Materiali

In questo post verranno indicati link utili alle finalità del blog.

- Il Lume Rinnovato di Maurizio Colucci
- Novissimo Blog di Maurizio Colucci

16.6.07

Commento e Risposta

Un commento ricevuto da Walter Boni il 16 Giugno 2007 (su altro bog):

Non puoi credere in Dio se non lo cerchi.
Atti 17 26 E ha fatto da un solo [uomo] ogni nazione degli uomini, perché dimorino sull’intera superficie della terra, e ha decretato i tempi fissati e i limiti stabiliti della dimora degli [uomini], 27 perché cerchino Dio, se possono andare come a tastoni e realmente trovarlo, benché, in effetti, non sia lontano da ciascuno di noi.
Poi lo devi conoscere, perchè non si può credere in COLUI che non conosci
Romani 1:20 Poiché le sue invisibili [qualità], perfino la sua sempiterna potenza e Divinità, si vedono chiaramente fin dalla creazione del mondo, perché si comprendono dalle cose fatte, così che sono inescusabili

La mia risposta:
Pensavo di conoscerlo, almeno ero stato educato a pensarla in questo modo.

Poi ho capito che ne conoscevo solo una versione e che tutte le altre si accusano vicendevolmente di falsità.

Ora penso che bisogna partire dalla negazione di dio per incontrarlo o per convincersi che siamo stati noi a crearlo.

11.6.07

Fango e Vergogna

di Leonardo

Ora spiego come risolverei l’emergenza pedofilia, se fossi il Papa. La cosa è ridicola, ma su un blog si può fare.

E dunque, se fossi un Papa mi metterei a chiedere scusa. Una cosa che noi Papi sappiamo fare bene, come ha scoperto il penultimo, e invece di indebolirci ci dà forza: un Papa che chiede scusa è coraggioso e moderno, senza smettere di essere il Capo; perché solo il Capo ha diritto di chiedere scusa, ed anzi è proprio chiedendo scusa che dimostra a tutti di essere il capo. Abbiamo coperto decine di casi di pedofilia? Centinaia? Migliaia? E io vi subisso di decine, centinaia, migliaia di scuse. E non farei passare quattro o cinque secoli, come con Galileo. Cercherei di portare le vittime in sala Nervi e m’inginocchierei ai loro piedi.

Se fossi il Papa, lascerei perdere la questione del diritto canonico: come se le pecorelle della mia chiesa s’intendessero di latinorum. Sì, è vero, è stato bravo Monsignor Fisichella da Santoro giovedì scorso: ma pensate che spiegando al popolo la crimen sollicitationis abbia convinto qualcuno? E metterei a tacere i rispettabili studiosi che si sono autonominati difensori della mia Santa Madre Chiesa su un tema delicato come questo: è inutile perdere tempo a verificare se quel programma della BBC sia autorevole o no. Il programma mostra casi di pedofilia che sono stati coperti: questo nessun cardinale, nessuno avvocato lo ha potuto oppugnare. La Chiesa a volte ha coperto dei sacerdoti colpevoli di atti di pedofilia: punto. E scusa, scusa, scusa.

Se poi ci fosse davvero qualcuno di questi sacerdoti latitanti rifugiato nel perimetro del Vaticano, valuterei la possibilità di estradarlo, a mo’ di vittima sacrificale. Perché sono il Papa, e di sacrifici me ne intendo. È il mio mestiere.
Perché se fossi il Papa saprei che questo non è solo uno spiacevole episodio: la campagna della pedofilia è la battaglia finale ordita dai nemici della Chiesa cattolica. O la vinciamo o ci spazzano via. Dobbiamo dimostrare che è un problema di mele marce, e quindi via le mele marce. E se qualche mela buona si perde nel procedimento, mi dispiace: sono il Papa, ho un miliardo d’anime da salvare e altri cinque da evangelizzare.

Sì, è vero che sono le stesse accuse che ci faceva Goebbels. Ma questo non è un punto a favore. Da Goebbels in poi avremmo dovuto attrezzarsi per evitare scandali di questo tipo: se non l’abbiamo fatto, abbiamo reso un pessimo servizio a Dio; che è il nostro datore di lavoro, ricordo.

Se fossi il Papa, sarei consapevole della mia parziale responsabilità. Nel penultimo secolo la civiltà del Crocefisso si è trasformata in civiltà del Bambino. La piramide sociale si è invertita: all’inizio del Novecento l’adulto e l’anziano stavano in cima: oggi è il Bambino il re. Basta dare un’occhiata a qualsiasi famiglia. Il Bambino siede in trono, è il consumatore ideale che sa solo chiedere Ancora. Ogni suo desiderio è consumo. Nessuno può toccarlo.
Crescendo perderà parte delle sue prerogative, ma rimarrà una figura regale fino all’adolescenza. Manterrà il diritto di molestare compagni ed educatori; questi ultimi continueranno a non poterlo sfiorare.
La Chiesa ha forse osteggiato questa rivoluzione copernicana? Al contrario: l’ha cavalcata alla grande. Si è trasformata da religione dell’Aldilà a religione della Vita. Ha perso interesse per gli adulti e gli anziani e si è concentrata sugli Embrioni, i bambini perfetti. Abbiamo persino abolito il limbo, espandendo il Paradiso a dismisura perché contenesse tutti gli aborti del mondo – perché abbiamo fatto tutto questo? Se fossi un Papa lo saprei. Probabilmente abbiamo colto degli spunti che erano nell’aria e abbiamo pensato che valesse la pena interpretarli. Meglio noi di molti altri, tutto sommato.

La pedofilia probabilmente è sempre esistita, in quei luoghi di cattività che sono i collegi religiosi o i seminari. Era, per così dire, un difetto sistemico di una gerarchia fondata sul celibato. Ma nella nuova civiltà del Bambino il difetto si è trasformato nel virus che può annichilire l’organismo della Chiesa da un momento all’altro. Non c’è un minuto da perdere: troppi minuti sono stati già persi.

La Chiesa ha molti nemici, e se fossi Papa saprei che non sono tutti a sinistra. Anzi, con quelli tutto sommato si ragiona. Se i nostri nemici fossero tutti gentiluomini come Santoro & co.: è chiaro che in questo periodo, col pressing che abbiamo fatto sulla politica italiana, non potevano che buttarsi sul fronte pedofilia. Ma l’hanno fatto con correttezza ed equilibrio, i soliti difetti dei liberi pensatori. Il vero problema non sono loro. Il problema sono i nostri diretti concorrenti nell’amministrazione delle coscienze: le sette protestanti che ci stanno buttando fuori dagli USA e che ci attaccano anche in Brasile. Le confraternite od ONLUS che anche in Italia trasformano i casi di cronaca in emergenze sociali. È tutta gente che vuole rubarci le pecorelle, e loro non hanno che continuare a soffiare sul caso pedofilia. Oggi già succhiano il cinque per mille, domani l’otto, dopodomani affitteranno San Pietro! Cosa vuoi che importi se anche i pentecostali hanno la loro quota rilevante di indagati per pedofilia? se in tv comincia a passare il messaggio Chiesa Romana = Chiesa pedofila, possiamo ribattere con tutte le statistiche del mondo: avremo perso. E noi non possiamo permetterci di perdere, perché lavoriamo per Dio.

Se fossi il Papa la penserei così, ma non lo sono.
Il Papa è Joseph Ratzinger, che qualche mese prima di essere nominato, in un’intervista alla tv italiana, accusò “il clima post-conciliare” di aver favorito la diffusione di una certa tendenza alla pedofilia tra i sacerdoti. È chiaro il pensiero dell’ex cardinale Ratzinger? Semplifico: per duemila anni non ci sono praticamente stati preti pedofili, poi hanno smesso di dire la messa in latino, si sono messi i pantaloni, e hanno cominciato a toccare i bambini. E a uno così tocca salvar la Chiesa? Naturalmente lo Spirito Santo ha le sue ragioni, che non posso conoscere.

Però così, a occhio e croce, direi che con questa gestione la Chiesa di Roma è spacciata. E mi dispiace: perché quello che viene dopo è anche peggio. Il Cattolicesimo ha i suoi difetti, ma non sono nemmeno lontanamente paragonabili a quelli del cristianesimo born again e fai-da-te di chi prenderà il suo posto. Quella è gente buona solo a plagiare il prossimo, senza controllo, senza gerarchia. Quando avranno loro il controllo del quartiere o della scuola, chi gli impedirà di toccare i bambini?

9.6.07

Voltaire dixit

La religione esiste da quando il primo ipocrita ha incontrato il primo imbecille.

2.6.07

Vita e Morte

da Zallaq.org

Zallaq si ritrova a pensare sempre più spesso ai massimi sistemi che poi in soldoni vuol dire alla vita e alla morte ed al loro stretto connubio. Dove c'è qualcosa che nasce ivi c'è qualcos'altro che muore.

E si ritrova a constatare che sul mistero della vita e della morte l'umanità vi ha ricamato parecchio da millenni.

Non trovando l'umanità risposte convincenti ed avendo assoluta necessità di dare un senso alle cose al di là dell'apparenza si è trovata un mezzo formidabile per trovare delle risposte. Basta dire: devi crederci per fede, è verità rivelata, lo dice dio.

Ed in questo modo trovi la risposta a tutto, c'è un perché per ogni cosa poco importa che a queste risposte devi crederci per fede: la fede è la verità e la verità ci libera dalla schiavitù della menzogna. Semplice...quanto fasullo!

Poi scopri che esiste una verità cattolica, buddista, musulmana, confuciana...elenco lungo quanto la storia dell'umanità. Scopri che dei a cui in passato erano dedicati templi e sacrifici anche umani adesso non esistono più perché adesso sono menzogna.

Scopri che esistono centinaia di verità ed ognuno di essa è vera ed efficace e totalizzante perché chi vi crede lo fa per fede e la fede libera dalla schiavitù della menzogna. Come si fa a non capire una cosa così semplice, la verità è luce la luce è vita, la verità è la vita. La menzogna è la morte. E chi non ci crede non merità la luce.

Avete mai parlato con una persona che possiede la verità? E' raggiante felice, potrebbe anche morire, immolarsi per quella verità.

E per quella verità potrebbe anche uccidere perché chi non accetta la verità non è meritevole di stare al mondo.

Da qui sono nate tante guerre e in nome di dio e delle varie divinità e dei vari profeti tante vittime innocenti sono state immolate.

E quanti profitti sono stati realizzati in nome della fede, quante ricchezze e quanto potere!

Zallaq non ha nessuna fede. Quindi non possiede la verità.

Questo non vuol dire che non crede in niente che non ha morale o etica da seguire che non sia sensibile all'enorme differenza tra il bene ed il male augurandosi sempre che il primo alla fine vinca sul secondo. Che l'ipocrisia è una peste per l'uomo e che l'uomo sguazza in essa.

Zallaq crede nel prossimo, nell'amore tra gli uomini e che tutti gli uomini sono suoi fratelli. Solo che non lo fa per fede. Lo fa perché si sente parte di quest'universo e ne condivide l'esistenza nel breve arco della propria vita.

Dopo la vita Zallaq non sa cosa vi può essere. E chiede, con umiltà, se c'è qualcuno che lo sappia senza anteporre la fede.

Zallaq aspetta.

11.3.07

Scelte importanti

Tra le domande che mi sono posto nei primi passi di questo blog c'è quella fondamenta le sull'esistenza di Dio.

Ho però capito che porsi una domanda simile è veramente ozioso perché richiederebbe varie centinaia di vite solo per cercare di definire cosa intendiamo per Dio e cosa invece no.

E poi credere o no in un Dio sia un problema personale.

Le religioni invece sono una questione sociale e indagare su di esse non è affatto superfluo ed inutile.

E se si può nascere cattolici, musulmani ecc. ma dirsi cattolico musulmano o testimone di Geova è una scelta che comporta delle conseguenze non di poco conto.

Di questo mi piacerebbe discutere in questo blog. E soprattutto di cosa comporta l'appartenenza ad una data religione.

3.3.07

Un luogo di sosta per (ri)pensare



E un sito/blog che raccoglie alcuni miei spunti di riflessione e materiali su cui riflettere sull'argomento religioso.

Lo trovate su p64.org.

11.2.07

Il senso di Pietro per il sacro

Entrate in un luogo di culto, di qualsiasi culto e guardatevi intorno. Tutto vi induce a pensare che in quel luogo abita Dio. Provate poi a fare una gita fuori porta e a guardare un panorma al mare ed ai monti, tutto vi indurrà a pensare che in quei luoghi dimora Dio.

Se poi il luogo di culto è grande, magari contiene delle opere d'arte quadri e statue che vi incutono timore o che semplicemente vi ammaliano per la loro bellezza voi penserete che in quei luoghi dimora Dio.

Sentire la presenza di Dio è un'esperienza inebriante, ti riscalda l'anima e dà un senso a tante cose.

Provate adesso a recitare il rosario, nella sua ripetività vi sentirete di stare dialogando con Dio ed i santi. La stessa cosa però vi capiterà anche se reciatate per cento volte il primo articolo della nostra Carta Costituzionale.

Provate a declamare le parole di un brano del vangelo chi se non Dio poteva suggerirle?Sappiamo però che a scriverle sono stati degli uomini. Come il primo articolo della costituzione.

Provate adesso a fare un viaggio anche solo mentale nei luoghi della sofferenza anche non troppo lontano da casa in un qualsiasi ospedale o se proprio abbiamo voglia andiamo nei luoghi dove si patisce la fame e la sete dove qualsiasi malattia diventa mortale. In questi luoghi per continuare a credere a Dio dobbiamo porci delle domande sul progetto e credere ad un destino o dire "sia fatta la volontà di Dio".

Costruiamoci adesso una macchina del tempo che possa farci viaggiare a ritroso e farci vedere il passato in uno schermo televisivo. Guarderemo cosa è stato fatto in passato in nome di qualsiasi religione.

Sarebbe in certi momenti peggio del più truculento film dell'orrore in altri meglio del miglior film edificante mai prodotto.

E soprattutto quello che vedremo sarà stato sempre e comunque opera dell'uomo e saranno gesta e parole compiute e dette da uomini come noi verso altri uomini come noi.

Non sarà possibile vedere altro se non credere o supporre che una un terremoto un'alluvione una morte improvvisa una carestia siano state mandate da Dio per punire qualcuno e che certe ricchezze, e felicità siano state attribuite da Dio come premio.

Ma saremo sempre noi a crederlo non avremo mai la possibilità di vedere questo Dio vendicatore o amorevole emettere la sua sentenza di assoluzione o di condanna.

Devi credere in Dio per fede e basta. O non crederci. Il resto l'ha sempre fatto l'uomo.

7.2.07

Ateo?

La mia educazione cattolica mi fa pensare con relativo orrore all'appellativo ateo specialmente se lo dovessi riferire a me stesso. Mi da un senso di vuoto, di baratro, che attualmente mi fa molta paura.

E mi chiedo, si può dover credere in Dio solo perché si ha paura del vuoto? O dovrei credere in un qualcosa di indefinito che non corrisponde né al Dio cattolico né al Dio musulmano o di qualsiasi altra religione esistente pur di riempire questo vuoto scorporandone la religione.

Al momento ho un rifiuto verso le religioni (intese come istituzioni religiose) non verso l'idea di Dio.

Però capisco che mentre argomentare sulla sua non-esistenza è facilissimo vedo un'enorme difficoltà a discuterne l'esistenza in termini non fideistici.

Su Dio

Citazioni:

Se Dio esiste, spero che abbia una scusa valida.
Daniel Pennac (1944-) da La fata Carabina (1987)
O Dio vuole abolire il male, e non puo'; oppure puo', ma non vuole; oppure non puo' e non vuole. Se vuole, ma non puo', e' impotente. Se puo', ma non vuole, e' malvagio. Ma se Dio puo' e vuole abolire il male, allora perche' c'e' tanto male nel mondo?
Epicuro (ca. 341-270 a.C.)
- Se crediamo a delle assurdita', commetteremo delle atrocita'.
- Le verita' della religione non sono mai capite cosi' bene come da quelli che hanno perso la capacita' di ragionare.
Voltaire, "Dizionario filosofico" (1764)
Se le religioni rivelate hanno rivelato qualcosa e' che di solito hanno torto.
Francis Harry Compton Crick (1916-)
Non esiste alcun Dio: l'idea di un Dio dimostra semplicemente che l'uomo non conosce il motivo per cui è qui. Rivela semplicemente tutta la sua impotenza, la sua incapacità di trovare significati. Creando l'idea di Dio , l'uomo può credere in un significato e può vivere questa futile vita pensando che qualcuno si stia prendendo cura di lui.
Osho, Liberi di Essere

31.1.07

Liberi di essere

Oggi ho trovato in un libro queste parole che appunto qui per rileggerle e rifletterci:

Io non credo nella fede. La mia Via si basa sulla conoscenza, e la conoscenza è una dimensione totalmente diversa. Parte dal dubbio, non dalla fede. Non appena credi in qualcosa, hai smesso di indagare. La fede è uno dei veleni che più distrggono l'intelligenza umana.
Tutte le religioni si basano sulla fede, solo la scienza si basa sul dubbio. E vorrei che anche la ricerca religiosa fosse scientifica, basata sul dubbio; in questo modo non avremo più bisogno di credere e un giorno potremo arrivare a conoscere la verità del nostro essere, e la verità dell'intero universo.
Osho, Liberi di Essere, Mondadori

30.1.07

Di acqua ne è passata sotto i ponti

E' inutile, posso star lontano dai blog per mesi ma la voglia di rimettermi a trastullarmi con i miei angoli di web è ritornata impetuosa.

E come mi capita spesso prima dei contenuti metto le mani al contenitore.

I miei blog adesso sono tre, classico numero perfetto. Le MieTerre, (A)bu Zallaq - Titolo Provvisorio e questo che state leggendo Parcheggio 64. Su questi tre si stanno concentrando i miei sforzi di razionalizzazione (anche delle spese di Hosting).

Rappresentano le tre sfaccettature del mio vivere quotidiano: l'impegnata, la personale (a volte burlona-pagliaccesca a volte seriosa-depressiva) e la riflessiva-cognitiva.

Il lavoro con i template, gli URL, la lotta contro gli spammer i cambiament continui fanno parte integrante del mio modo di essere in rete. E la scostanza è un aspetto di qualcosa che dura dal Luglio del 2002.

Tra poco sono cinque anni. E di acqua ne è passata sotto i ponti.